Insegnanti a lavoro
di Isabella Cosentino
La Filosofia educa alla cittadinanza i bambini è un percorso di formazione che ha rappresentato una svolta nella nostra pratica didattica. In un momento storico in cui da più parti si tenta di ridurre l’insegnamento a un’asettica sommatoria di metodologie più o meno innovative e gli insegnanti a semplici somministratori di queste, discreti “facilitatori” di esperienze che sarebbero di per sé significative e formative per gli studenti, il corso ha ribadito con forza la funzione civile dell’insegnamento come luogo della crescita democratica delle ragazze e dei ragazzi. Questo voleva intendere il professor Luca Mori quando ci ha proposto la definizione dell’insegnante come “difficilitatore”, cioè come “filosofo” in grado di suscitare nei suoi studenti domande significative, che possano aiutarlo a cogliere la complessità del mondo in cui viviamo. Per guidarci in questo approccio originale alla relazione educativa, il professor Mori è partito dal concetto di “meraviglia” nella sua accezione filosofica, come quella “lacuna fra pensiero ed esperienza”, che spinge il soggetto a pensare, a porsi domande, a mettere in discussione il già noto, le risposte scontate, a guardare il mondo con “altri occhi”. La forma da assumere in classe per questo ambizioso proposito è naturalmente quella del “dialogo filosofico”, in cui è democraticamente sempre garantito il rispetto delle persone, poiché ciò che conta sono le argomentazioni, che suscitano riflessioni e rilanciano ulteriori domande. Dalle coordinate teoriche è stato, poi, estremamente stimolante passare alle indicazioni per una applicazione pratica di questo approccio. Con la guida del professor Mori, ci siamo resi conto che lo spunto per il dialogo filosofico in classe può essere offerto dalle opere più disparate: un albo illustrato, un mito, un dipinto, una poesia, il testo di una canzone. |
L’importante è riuscire a guidare gli studenti attraverso domande significative, in grado di spingerli oltre il limite delle interpretazioni scontate, preconfezionate.
Il punto di svolta per noi è stato proprio questo: renderci conto che avevamo a portata di mano, nella nostra consueta pratica didattica, attraverso i materiali che abitualmente usiamo, un modo nuovo e più ambizioso di fare scuola, un modo più motivante, tanto per gli alunni quanto per gli insegnanti, che rimette contemporaneamente al centro gli studenti e i valori, per far diventare la classe una vera e propria comunità ermeneutica, dove si costruiscono interpretazioni, visioni del mondo in un dibattito aperto e democratico. |
In classe c’era aria di magiadi Morena Duchini e Sabrina Buriani
Appartiene alla preistoria della sperimentazione di filosofia con i bambini un corso di formazione che vide la partecipazione di tanti insegnanti dell’Istituto comprensivo 3 di Grosseto. Iniziò da lì una sperimentazione, proseguita fino a quest’ultimo anno scolastico. Hanno lavorato con i bambini di quattro classi Luca Mori e Luciana Rocchi. Dalle conversazioni filosofiche sono usciti testi e immagini, che raccontano percorsi di crescita e un effetto positivo – a giudizio delle insegnanti delle classi – negli stili di relazione fra i bambini e nell’apprendimento.
Quello di utopia è il concetto-chiave che ha guidato le conversazioni filosofiche, introdotto dal professor Luca Mori. Ciascuno ha immaginato la sua isola di utopia, l’ha disegnata e spiegata. Insieme hanno espresso con altri linguaggi quello che suscitava in loro la proposta del “pensare filosofico”. “La cosa più bella del mondo”, la filosofia nell’espressione enfatica di un’allieva di una quinta classe primaria; nel ripensare a distanza il clima vissuto, in una filastrocca un compagno trova una rima con filosofia: “in classe c’era aria di magia”. Si è pensato poi a un’altra utopia: come trasformare il luogo in cui vivono per creare la città ideale. L’hanno esplorata, insieme a un architetto, dopo aver scelto i luoghi. Hanno immaginato la città bella e “accogliente”, adatta a “far entrare tutti e non mandare via nessuno”. In una classe è intervenuto lo storico dell’arte, a spiegare i graffiti che sono stati spinti a osservare, nei muri della loro città: forme vive e discusse di arte. Arte divenuta, alla fine dell’incontro “cosa più bella che ci sia su questo mondo”. Se io fossi Ulisse… |
Benvenuti a Happytowndi Floriana Parri e Stefania Mataloni
La nostra prima esperienza di “Filosofia con i bambini” risale al 2018 con l’intervento della professoressa Rocchi in una classe quinta del nostro Istituto Comprensivo di Monte Argentario, all’interno dell’Unità Didattica “Il mio Milione”.
I bambini hanno svolto attività di lettura, analisi e commento di alcuni brani tratti da “Il Milione” di Marco Polo, durante le quali hanno letto dei brani di Italo Calvino, da “Le Città Invisibili”. Prendendo spunto da queste attività abbiamo riflettuto sulle leggi che regolano la città ideale e su quelle che regolano la società in generale. Da queste considerazioni è stato svolto un approfondimento sulla Costituzione italiana: i bambini hanno percorso le tappe che hanno portato alla sua nascita e hanno riflettuto sui primi dodici articoli e sui valori di cui sono portatori. Contemporaneamente nelle lezioni di storia veniva affrontato l’argomento della nascita della democrazia ad Atene. A conclusione del nostro lavoro si è svolto un ultimo incontro di filosofia, durante il quale i bambini sono stati coinvolti in un’entusiasmante lezione-laboratorio, che è stata il veicolo della rielaborazione dei vari contenuti trasversali. Rimane, a documentare la piena adesione dei bambini, una produzione che utilizza diverse forme espressive. I bambini hanno costruito le loro città ideali, realizzando in modo creativo e personale dei modellini di carta. Testi scritti sono prova di una sintesi fra le conoscenze e la capacità di riflessione creativa, conquistata attraverso la comparazione fra il loro mondo ideale, elaborazione della esperienza, e i contenuti dello studio. Dal mito della caverna al cellulare |
di Floriana Parri e Stefania Mataloni
La nostra “Filosofa con i bambini” con una diversa classe quinta è iniziata con interventi mirati alla riflessione e all’esercizio del dialogo socratico come strumento di espressione del sentimento di stupore e della ricerca come metodologia di indagine e conoscenza per provare a rispondere ai grandi perché della vita. Questo lavoro è stato inserito nell’Unità Didattica “Mare nostrum”, in cui è stato presentato il viaggio di Ulisse tra la realtà storica e la leggenda e l’incontro con alcuni personaggi chiave del mito. Così i bambini insieme alla professoressa Rocchi, attraverso domande stimolo, sono stati coinvolti in una riflessione metacognitiva alla scoperta del vero significato degli elementi allegorici presenti nell’Odissea.
La nostra esperienza con la filosofia con i bambini, rivolta alla fascia di età di scuola primaria, ci ha reso ancora più consapevoli sulla validità della riflessione e del dialogo come strumenti utili per la costruzione del pensiero critico, per la consapevolezza che possono esistere “mondi paralleli” e che è possibile rompere gli schemi convenzionali per trovare nuove risposte. In questo lavoro la produzione di disegni è specchio di una capacità immaginativa straordinaria. |
di Marco Laurito
“Quando arriva la Prof.ssa, quando facciamo filosofia”. È questo che mi chiedono con insistenza i ragazzi della II B ormai al secondo anno del progetto La filosofia educa alla cittadinanza i bambini. Quasi incredibile vedere dei ragazzi, refrattari per “mestiere” a molte proposte didattiche, appassionarsi all’esercizio, non certo facile, del ragionamento. E tutto ruota, ora ne ho la certezza osservandoli, attorno a quella meraviglia (aristotelica) che traspare nei loro visi, nei loro silenzi mentre cercano le parole giuste per il loro ragionamento. Credo che la chiave di questo entusiasmo la esprima bene Leonardo che riguardo al progetto dice: “Mi diverte perché è l’unica ‘materia scolastica’ che ti permette di dire le tue opinioni, invece con le altre devi dire quello che c’è scritto sul libro punto per punto”. Secondo me ha colto pienamente il senso di portare in classe la filosofia, non come materia, appunto, ma come momento per esercitare il “pensiero critico”.
Si è proposto alla classe un percorso, o meglio un esperimento mentale, che parte dal loro vissuto, il telefono cellulare: dispositivo questo diventato ormai una vera e propria appendice dei ragazzi e non solo. Il passaggio dal conosciuto (lo strumento digitale) al pensato è avvenuto attraverso l’utilizzo del racconto del mito della caverna nel VII libro de “La repubblica” di Platone. Schermo, visione e rappresentazione dell’immagine, ombre sulla parete, false credenze, fake news (anche storiche), verità sono state affrontate attraverso una discussione dove i ragazzi inizialmente sono stati i veri esperti della materia, spiegandoci il mondo dei social media e dei videogame con un linguaggio chiaro, sicuro, specifico. Poi c’è stato il racconto del mito della caverna e con una serie di domande i ragazzi, inizialmente perplessi, sono stati condotti a colmare quell’ambiguità (di cui si nutre la filosofia, come più volte ha ribadito il professor Luca Mori nel corso di formazione) tra la “caverna digitale” e la caverna platonica. La discussione ha portato i ragazzi via via a rimanere legati alle problematiche sollecitate e a mettere a fuoco il loro modo di essere generazione digitale, dove mondo virtuale e mondo reale, sia fisico che affettivo, perdono il loro confine con esiti esistenziali ancora incerti. Passaggio fondamentale della discussione è stata naturalmente l’uscita dello schiavo e la scoperta della verità e la difficoltà a farsi credere dagli altri. Le risposte dei ragazzi: “Siamo noi chiusi in casa a giocare e uno di noi esce e vede che il mondo è diverso da come sono i videogame”. Si sono rotte le catene e stiamo andando verso la “verità”? Presto per dirlo, ma di certo il nostro obiettivo non era una condivisione del nostro punto di vista, ma avviarli a pensare da sé attraverso il ragionamento ed esercitare il pensiero critico. |